La solitudine è un’esperienza emotiva complessa: come gestirla?
Solitudine

La solitudine è un’esperienza emotiva complessa: come gestirla?

La solitudine è un’esperienza comune, eppure tutti noi sentiamo il bisogno di una connessione sociale, un senso di appartenenza e di sostegno reciproco. Sentirsi soli può essere emotivamente molto doloroso.

Le relazioni sociali e la salute mentale sono funzionalmente integrate durante tutto l’arco della vita. Inoltre, la ricerca suggerisce che la solitudine possa rappresentare una seria minaccia per il benessere e la salute fisica a lungo termine. Per questi motivi, è importante che il settore sanitario e le politiche focalizzino l’attenzione su interventi mirati all’amplificazione di spazi ed eventi di comunità.

Ti capita di sperimentare la solitudine? Potrebbe essere utile chiedere aiuto e cercare di soddisfare il bisogno di relazioni.

La complessità della solitudine

L’APA (American Psychological Association) definisce la solitudine come un disagio affettivo e cognitivo o un disagio derivante dal percepirsi soli. La teoria e la ricerca psicologica offrono diverse prospettive:

  • L’approccio sociale definisce la solitudine come il disagio emotivo che emerge quando i bisogni intrinseci di intimità e compagnia sono insoddisfatti. La teoria evolutiva della solitudine di Cacioppo (ETL) suggerisce che la solitudine è un segnale di allarme che indica una mancanza di connessioni sociali e che motiva a cercare soluzioni per i sentimenti difficili, innescati da un bisogno insoddisfatto di appartenenza.
  • Per l’approccio cognitivo, la solitudine è una risposta emotiva si verifica quando le connessioni sociali che le persone desiderano non corrispondono alla loro reale esperienza relazionale con gli altri.
  • L’approccio esistenziale o umanistico considera la solitudine come un aspetto inevitabile e doloroso della condizione umana che, tuttavia, può contribuire ad una maggiore consapevolezza di sé e a far emergere insight importanti per l’evoluzione personale.

Tutti noi possiamo vivere stati emotivi di solitudine, indipendentemente dall’età, dal contesto, dallo stato sociale o di salute.

Le persone la descrivono con parole come tristezza, paura, malinconia, vergogna e impotenza. Questi intensi stati emotivi possono influenzare il modo in cui ci muoviamo nel mondo.
Potrebbero creare una sorta di spirale discendente in cui la solitudine ci indurrebbe ad allontanarci ulteriormente dalla famiglia e dagli amici. Quindi, portandoci a sperimentare l’essere soli in modo oggettivo.

Difatti, la solitudine si basa sull’isolamento sociale percepito, piuttosto che sull’isolamento oggettivo.

Individuare la solitudine

Saper riconoscere la solitudine è il primo passo per poterci “lavorare” e creare delle relazioni significative. Potresti trovarti a vivere:

  • Senso di vuoto;
  • Paura dell’abbandono;
  • Tristezza e malinconia;
  • Vergogna;
  • Sensazione di esclusione e rifiuto;
  • Una crescente ansia sociale;
  • Disconnessione e inadeguatezza rispetto agli altri;
  • Pensieri intrusivi e negativi;
  • Credenze distorte su di te e sugli altri.

Le persone che si sentono sole possono avere pregiudizi nel modo in cui elaborano le loro esperienze sociali.
Questa cognizione sociale può influire sul modo in cui le informazioni sulle altre persone e situazioni
sociali vengono elaborate, apprese e applicate; potrebbe, difatti, portare ad elaborare le informazioni negativamente e a focalizzare l’attenzione ai segnali di rifiuto sociale.

Solitudine sociale, emotiva ed esistenziale

Nella letteratura scientifica, sono stati definiti tre tipi comuni di solitudine (Mansfield et al., 2021), che possono spiegare anche le diverse strategie di coping per diminuire il disagio emotivo.

Solitudine sociale: ovvero la percezione di insoddisfazione della qualità delle relazioni e la percezione di discrepanza tra la quantità e la qualità effettiva e desiderata delle interazioni sociali. I sentimenti associati possono essere svalutazione, impotenza, sentimenti di stigma e vergogna, noia.

Solitudine emotiva: nasce dall’assenza o dalla perdita di relazioni significative, possibilmente di una figura di attaccamento primaria, come ad esempio un partner. La solitudine emotiva è anche una conseguenza della perdita di opportunità sanitarie e sociali non facilmente sostituibili. È anche connesso con il non soddisfare il bisogno di essere riconosciuto e di appartenere. Chi sperimenta questo tipo di solitudine può sentire un senso di angoscia, vuoto e perdita, come conseguenza di una mancata soddisfazione del bisogno di appartenenza o riconoscimento. Le emozioni associate alla solitudine emotiva possono essere tristezza, paura, ansia e preoccupazione.

Solitudine esistenziale: definita come un sentimento di separazione dagli altri e dal mondo più ampio, non semplicemente come l’assenza di relazioni significative e di esperienze emotive negative. Viene descritto come un sentimento che si verifica quando si sperimenta l’assenza delle persone importanti, a causa di una qualche forma di rifiuto o quando ci si sente esclusi dagli altri a causa di eventi di vita, come la morte, il divorzio, le esperienze di malattia fisica o psicologica, invecchiamento. I sentimenti che possono emergere sono di esclusione, perdita ed emarginazione. Può essere avvertita anche in compagnia degli altri, spermentando incomprensione, disconnessione, distacco psicologico ed emotivo e la percezione profonda di essere senza gli altri.

Sentirsi soli è diverso da stare soli

Sebbene la solitudine e l’essere soli siano comunemente confusi, essere soli non significa necessariamente che qualcuno sia solo.

La solitudine non è vivere da soli, la solitudine è il non essere capaci di fare compagnia a qualcuno o a qualcosa che sta dentro di noi.
J. Saramago

John Cacioppo, conosciuto come il Dott. Loneliness, descrive le sensazioni sgradevoli date dalla solitudine come qualcosa di soggettivo, quindi la quantità di tempo passato con qualcuno in compagnia non basta a misurare il disagio emotivo. Si può essere circondati da amici e sentirsi soli, vivere insieme ad un partner e sentirci comunque soli; si può stare soli e non esperire la solitudine. Si può stare soli e sentirsi completamente soddisfatti, provare emozioni e sensazioni piacevoli.

Più che la quantità di tempo passato in compagnia, è la qualità delle relazioni a poter avere influenza sullo stato emotivo del sentirsi soli.

Influenze della solitudine sulla salute

Numerosi studi, provenienti da varie discipline, tra cui epidemiologia, neuroscienze, medicina, psicologia e sociologia, convergono sulle stesse conclusioni: la connessione sociale è un significativo predittore di longevità e di una migliore salute fisica, cognitiva e psicologica. Le relazioni sociali sane sono importanti per la salute generale. La solitudine prolungata può avere implicazioni per la salute psicologica e fisica.

Inoltre, i benefici della connessione sociale sembrano influenzare il livello di istruzione di un individuo, la soddisfazione sul posto di lavoro, la prosperità economica e la sensazione generale di benessere e realizzazione della vita.

La solitudine può avere effetti negativi, tra cui:

  • Abuso di alcol e droghe;
  • Declino cognitivo;
  • Depressione;
  • Aumento dei livelli di stress;
  • Malattie cardiovascolari e ictus;
  • Sistema immunitario debole;
  • Obesità; 
  • Diminuzione della memoria e dell’apprendimento;
  • Scarso processo decisionale;
  • Progressione della malattia di Alzheimer.

I sentimenti prolungati di solitudine possono interferire con la qualità della vita. La solitudine non è un disturbo o una malattia; tuttavia, bisogna prestarle attenzione e cura, perché può comportare gravi conseguenze. 

Perché ci sentiamo soli?

Molte ricerche sono state dedicate alla ricerca di particolari caratteristiche di personalità che predisponessero la persona alla solitudine. La conclusione è che la solitudine può essere emergere in ognuno di noi. Alcuni ricercatori hanno evidenziato come alcune cause possano essere riconducibili all’ansia sociale, una bassa autostima, una mancanza di assertività, traumi del passato e una scarsa consapevolezza di sé, difficoltà ad entrare in intimità.

Come puoi gestirla?

Ad oggi, viene presa in grande considerazione come la solitudine possa avere conseguenze sul piano di salute. Sono stati indicati diversi interventi per poter gestire la solitudine di comunità, sopratutto nelle comunità di persone anziane. In questi studi, viene ribadito diverse volte, come un solo approccio sia poco efficace per diminuire la percezione di essere soli. L’abbiamo detto all’inizio di questo articolo, la solitudine è complessa e, quindi, ha diverse sfumature e profondità da prendere in considerazione. Pochi studi affrontano il tema dal punto di vista individuale, sembra che la miglior strategia sia integrare almeno questi tipi di intervento.

Supporto sociale e opportunità di contatto comunitario

E’ importante integrare alla terapia psicologica l’aspetto sociale, poichè la solitudine ci mostra un bisogno di appartenenza e di affetto tipico degli esseri umani: avere contatti interpersonali e far parte di una comunità.

Comprendere il potere della connessione sociale, avendo cura di investire il tempo nel coltivare relazioni interpersonali di qualità, è il primo passo. Inoltre, potrebbe essere utile cercare delle opportunità per sostenere gli altri, aiutando la tua famiglia, i colleghi di lavoro, gli amici o i membri nella tua comunità o partecipando ai servizi comunitari, come il volontariato.

Una buona risorsa, che hai sempre a disposizione, è la gentilezza verso di te e verso gli altri. Quando sei gentile, aumenti le probabilità che gli altri ricambino, rafforzi i legami sociali e migliori la soddisfazione relazionale.

In aggiunta, potrebbe esserti utile partecipare a gruppi sociali e di comunità, come i luoghi di incontri aggregativi, per promuovere un senso di appartenenza e ridurre la tendenza all’isolamento.

Terapia individuale

La terapia individuale può sicuramente donarti uno spazio per esprimere le emozioni e le sensazioni associate alla solitudine e per valutare la qualità delle tue relazioni interpersonali. Inoltre, può essere utile per modificare la percezione sociale e la cognizione disadattiva, con l’obiettivo di identificare e confutare i pensieri negativi automatici, che possono emergere rispetto alle relazioni e le interazioni sociali più in generale.

La terapia può aiutarti a raggiungere la consapevolezza che i pensieri e i sentimenti legati alla solitudine influenzano il tuo modello comportamentale. Questi modelli comportamentali possono essere modificati e riformulati, in un comportamento adattivo positivo. I nuovi pensieri e sentimenti positivi possono portare a nuove azioni, come l’impegno nelle relazioni interpersonali e l’apertura fiduciosa verso l’esterno.

Terapia e laboratori di gruppo

La terapia di gruppo o i laboratori di gruppo possono fornire uno spazio sicuro e supportivo, dove poter condividere i tuoi vissuti emotivi. Il confronto con gli altri membri del gruppo può essere utile nel rispecchiamento e nel sentire la compagnia durante gli stati emotivi di disagio. In questo modo, si crea una rete di sostegno reciproco, che ti permette di uscire dalla percezione di isolamento.

Il gruppo è una piccola comunità, un luogo in cui i confini sono chiari per tutti, attraverso le regole dei conduttori. Può essere considerato come una palestra del mondo, in cui allenarti ad osservare e modificare il tuo modo di essere in relazioni con le altre persone. Inoltre, il gruppo è un buon mezzo per lavorare sulla tua autostima e sulle tue abilità sociali.

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Bibliografia:

Cacioppo J. T., Cacioppo S. (2018). Loneliness in the Modern Age: An Evolutionary Theory of Loneliness (ETL). Advances in Experimental Social Psychology. https://doi.org/10.1016/bs.aesp.2018.03.003.

Office of the Surgeon General (OSG). Our Epidemic of Loneliness and Isolation: The U.S. Surgeon General’s Advisory on the Healing Effects of Social Connection and Community [Internet]. Washington (DC): US Department of Health and Human Services; 2023–. PMID: 37792968.

The Campaign to End Loneliness (2020). The Psychology of Loneliness: Why it matters and what we can do.

Dottoressa Ilaria Prosperi. Psicologa e Consulente Sessuologa

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